Lunedì 5 maggio alle ore 21.30, al Complesso di San Micheletto, inizia il nuovo ciclo del Circolo del Cinema di Lucca "Il cinema secondo i generi: il film di guerra", con la versione integrale, presentata due anni fa al Festival di Cannes, del capolavoro di Samuel Fuller, IL GRANDE UNO ROSSO con uno splendido Lee Marvin. Il film è del 1980, ma è stato rimontato e "allungato" secondo i progetti originali del regista nel 2004 facendo di una già pur ottima pellicola, un capolavoro del genere di guerra. L'ingresso è gratuito dietro presentazione tessera del Circolo sottoscrivibile al prezzo di 5 euro prima delle proiezioni.
Di seguito una recensione tratta da http://www.girodivite.it/, scritta da Antonio Cavallaro:
«Nel 1980, Samuel Fuller portò a Cannes il film che da almeno trent’anni voleva realizzare, la cui sceneggiatura era diventata nel frattempo anche un libro. Fuller fece delle interviste e appoggiò il film, ma in realtà la versione presentata e poi distribuita, aveva subito le imposizioni della casa di produzione, la Lorrimar, che ne avevano condizionato il risultato, operando tagli e censure.
Nel film, Fuller ripercorre la seconda guerra mondiale attraverso le gesta di quattro giovani soldati e del loro sergente, che combattono nella prima divisione di fanteria statunitense, nota come Big Red One. Fuller, che militò nel Grande Uno Rosso come reporter di guerra, mostra il cammino delle truppe americane impegnate contro il nazismo, prima in Nord Africa, e poi in Sicilia, Normandia, Belgio e infine in Cecoslovacchia, con la scoperta dei campi di concentramento.
Dopo la prima uscita del film, malgrado le dichiarazioni di facciata, Fuller era rimasto molto deluso e amareggiato per come il suo film era stato trattato dalla Lorrimar. Ma nel 2004, a sette anni dalla morte del regista, il critico cinematografico Richard Schickel, portò a termine un opera di “ricostruzione” del film senza precedenti. Da anni si rincorrevano voci su una montagna di pellicola girata da Fuller e scartata dai produttori, il ritrovamento di un rullo promozionale contenente scene inedite, fu la molla che diede l’inizio. Successivi rinvenimenti di altro materiale girato, avviò il progetto “ricostruzione”, attorno al quale Schickel radunò una squadra di addetti ai lavori da sempre grandi fans del regista, o personaggi come il compositore Dana Kaproff, contattato all’epoca della realizzazione del film da Fuller, ma poi accantonato dalla produzione.
Basandosi sulla sceneggiatura originale di Fuller, Schickel e i suoi collaboratori rimontarono e ricostruirono il Grande Uno Rosso, introducendo scene inedite che erano state eliminate dalla versione originale e che le meticolose ricerche d’archivio erano riuscite a portare alla luce. In alcuni casi, il materiale rinvenuto si integrava con scene presenti nella prima versione, chiarendone alcuni aspetti, conferendogli una maggiore profondità e nuova forza. Un esempio può essere il personaggio di Schoroeder, la versione “recostruction” restituisce al film l’incredibile figura di un alter ego nazista del sergente Possum. L’ausilio delle moderne tecniche di lavorazione, dal sonoro al colore, fino all’impiego del digitale (la possibilità di ricostruire per intero alcuni frame, ha facilitato l’utilizzo di alcune scene), hanno permesso d’ovviare al danneggiamento della pellicola causati dalla polvere e dall’usura del tempo.
La “ricostruzione” restituisce al cinema un grande capolavoro che rischiava di perdersi e restare leggenda. Lo stesso Schickel ha ammesso che non può trattarsi della versione del regista e che sarebbe ipocrita considerarla tale, ma tutti i maggiori critici e gli amanti della cinematografia di questo grande maestro americano, sono concordi con lui nel ritenerla la più fedele alla sua idea, la più “fulleriana”. Al film del’ 80 la Lorrimar aveva eliminato proprio questo aspetto, mancavano le bizzarrie, le morbosità, lo humor nero e altri elementi ancora, che fanno di un film, un film di Samuel Fuller.
Il sergente e i suoi quattro cavalieri, allegoria della guerra americana, nel loro cammino anti-eroico di battaglia in battaglia rappresentano il tema dei sopravvissuti, che dopo una guerra resta ed è l’unico legame con la Storia, l’unica gloria possibile per vincitori e vinti. Il sergente interpretato magnificamente dal grandissimo Lee Marvin, è l’uomo stanco, prosciugato dal primo conflitto mondiale, scampato a quella morte che si riflette nei tratti del suo volto, di ritorno in Europa per questa altra guerra, inseguendo i fantasmi di un passato che rivivono ad ogni scontro. Grazie all’opera di “ricostruzione”, il Grande Uno Rosso può essere annoverato tra i più grandi film di guerra mai realizzati, restituendo complessità e vigore all’originale ed unica visione cinematografica di quell’assurdo geniale uomo di cinema che fu Samuel Fuller.»
Nel film, Fuller ripercorre la seconda guerra mondiale attraverso le gesta di quattro giovani soldati e del loro sergente, che combattono nella prima divisione di fanteria statunitense, nota come Big Red One. Fuller, che militò nel Grande Uno Rosso come reporter di guerra, mostra il cammino delle truppe americane impegnate contro il nazismo, prima in Nord Africa, e poi in Sicilia, Normandia, Belgio e infine in Cecoslovacchia, con la scoperta dei campi di concentramento.
Dopo la prima uscita del film, malgrado le dichiarazioni di facciata, Fuller era rimasto molto deluso e amareggiato per come il suo film era stato trattato dalla Lorrimar. Ma nel 2004, a sette anni dalla morte del regista, il critico cinematografico Richard Schickel, portò a termine un opera di “ricostruzione” del film senza precedenti. Da anni si rincorrevano voci su una montagna di pellicola girata da Fuller e scartata dai produttori, il ritrovamento di un rullo promozionale contenente scene inedite, fu la molla che diede l’inizio. Successivi rinvenimenti di altro materiale girato, avviò il progetto “ricostruzione”, attorno al quale Schickel radunò una squadra di addetti ai lavori da sempre grandi fans del regista, o personaggi come il compositore Dana Kaproff, contattato all’epoca della realizzazione del film da Fuller, ma poi accantonato dalla produzione.
Basandosi sulla sceneggiatura originale di Fuller, Schickel e i suoi collaboratori rimontarono e ricostruirono il Grande Uno Rosso, introducendo scene inedite che erano state eliminate dalla versione originale e che le meticolose ricerche d’archivio erano riuscite a portare alla luce. In alcuni casi, il materiale rinvenuto si integrava con scene presenti nella prima versione, chiarendone alcuni aspetti, conferendogli una maggiore profondità e nuova forza. Un esempio può essere il personaggio di Schoroeder, la versione “recostruction” restituisce al film l’incredibile figura di un alter ego nazista del sergente Possum. L’ausilio delle moderne tecniche di lavorazione, dal sonoro al colore, fino all’impiego del digitale (la possibilità di ricostruire per intero alcuni frame, ha facilitato l’utilizzo di alcune scene), hanno permesso d’ovviare al danneggiamento della pellicola causati dalla polvere e dall’usura del tempo.
La “ricostruzione” restituisce al cinema un grande capolavoro che rischiava di perdersi e restare leggenda. Lo stesso Schickel ha ammesso che non può trattarsi della versione del regista e che sarebbe ipocrita considerarla tale, ma tutti i maggiori critici e gli amanti della cinematografia di questo grande maestro americano, sono concordi con lui nel ritenerla la più fedele alla sua idea, la più “fulleriana”. Al film del’ 80 la Lorrimar aveva eliminato proprio questo aspetto, mancavano le bizzarrie, le morbosità, lo humor nero e altri elementi ancora, che fanno di un film, un film di Samuel Fuller.
Il sergente e i suoi quattro cavalieri, allegoria della guerra americana, nel loro cammino anti-eroico di battaglia in battaglia rappresentano il tema dei sopravvissuti, che dopo una guerra resta ed è l’unico legame con la Storia, l’unica gloria possibile per vincitori e vinti. Il sergente interpretato magnificamente dal grandissimo Lee Marvin, è l’uomo stanco, prosciugato dal primo conflitto mondiale, scampato a quella morte che si riflette nei tratti del suo volto, di ritorno in Europa per questa altra guerra, inseguendo i fantasmi di un passato che rivivono ad ogni scontro. Grazie all’opera di “ricostruzione”, il Grande Uno Rosso può essere annoverato tra i più grandi film di guerra mai realizzati, restituendo complessità e vigore all’originale ed unica visione cinematografica di quell’assurdo geniale uomo di cinema che fu Samuel Fuller.»
Di seguito il trailer del film:
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