domenica 2 marzo 2008

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI di G. Romero al Complesso di San Micheletto


Uno dei film più allegorici sull'America ai tempi della guerra vietnamita. Il capostipite di una saga destinata a riscuotere un successo planetario a livello cinematografico e a consacrare Romero nell'Olimpo dei maestri del brivido.

A causa di una pioggia di detriti radioattivi provenienti da Venere, i morti resuscitano in ogni parte del pianeta, affollando le strade in preda ad unico desiderio: nutrirsi di carne umana. Come una vera epidemia che si rispetti, il morso degli esseri costituisce il mezzo del contagio. In un cimitero Barbara e suoi fratello vengono improvvisamente assaliti. [...]

Girato in poco più di sei mesi a partire da uno script realizzato da George A. Romero congiuntamente con John Russo, La notte dei morti viventi trae spunto dal romanzo orrorifico di Richard Matheson, Io sono leggenda. Sostanziali i cambiamenti narrativi: nell'opera letteraria il protagonista si trovava assediato da un'orda di vampiri mentre nel film la donna protagonista doveva guardarsi inizialmente dall'ondata di un gruppo di alieni. Ma ben presto Romero decise di voltare pagina rispetto all'iniziale imprinting fantascientifico, concentrandosi progressivamente sull'idea di un male epidemico capace di mettere l'umanità in lotta contro il suo reale spettro: l'umanità che ha cessato di esistere e che è andata a popolare il mondo del crepuscolo. Il risultato finale è stato un capolavoro indiscusso del cinema horror di tutti i tempi. La notte dei morti viventi confermò il talento straordinario di George Romero, capace alla fine degli anni Sessanta di coniugare con forte sagacia e grande abilità due scenari profondamente diversi tra loro: quello reale della politica e quello orripilante dell'invenzione cinematografica. Il risultato finale costituì una delle più feroci (e riuscite) allegorie dell'America ai tempi della guerra in Vietnam. Angoscia, cannibalismo, bestialità: è questa l'immagine del conflitto umano riflesso dal risveglio dei morti e dal loro insano appetito. L'uomo che mangia l'uomo, l'essere che combatte se stesso in una lotta che non conosce né vincitori, né vinti. Tutto si risolve nell'annullamento dell'altro, tutto si adegua ad una logica assurda che porta al totale annientamento. L'orrore provato da un massacro che si poteva evitare finisce così con l'assumere le sembianze di un'assurdità non troppo differente: il ritorno dei morti, l'attacco degli zombie come profetica apocalisse che sancisce la fine del mondo.


(Fabrizio Marchetti da Castlerock - La città dell'immaginazione)






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